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da | Set 19, 2025 | Novità | 0 commenti

Auto elettriche 2025: milioni di fondi a rischio con l’Eco-score

 

Nel 2025 gli incentivi auto elettriche potrebbero includere l’Eco-score, un punteggio ambientale che valuta produzione e trasporto dei veicoli. Uno strumento pensato per favorire la sostenibilità, ma che rischia di ridurre drasticamente i modelli incentivabili.

L’Italia si prepara a lanciare i nuovi incentivi delle auto elettriche, con l’apertura della piattaforma Sogei per le richieste, fissata al 15 ottobre.

Ma una novità rischia di complicare le cose: l’introduzione dell’Eco-score, un punteggio ambientale mutuato dalla Francia che potrebbe ridefinire quali modelli avranno diritto ai bonus. L’obiettivo dichiarato è premiare le vetture più sostenibili lungo la catena produttiva, ma le conseguenze hanno sollevato dubbi tra associazioni di categoria e operatori del settore.

Eco-score: come funziona e cosa misura

L’Eco-score è un indicatore pensato per misurare in modo più completo l’impronta di carbonio di un veicolo. Non si limita alle emissioni durante la guida, ma prende in considerazione l’intero ciclo di vita: dalla produzione, al trasporto fino al mercato, fino ai processi di smaltimento.

In Francia, dove il sistema è entrato in vigore il 1° gennaio 2024, il punteggio varia da 0 a 100 e stabilisce quali auto possono accedere agli incentivi: solo i modelli che raggiungono almeno 60 punti hanno diritto ai bonus.

Il calcolo tiene conto di numerosi fattori: il mix energetico utilizzato negli stabilimenti, le tecniche di assemblaggio, la logistica internazionale e persino il destino del veicolo a fine vita. Un approccio che, di fatto, penalizza le auto provenienti da Paesi con una forte dipendenza da fonti fossili — come la Cina, principale polo produttivo delle elettriche a basso costo.

Se adottato anche in Italia, l’Eco-score potrebbe spingere i consumatori verso vetture realizzate in Europa, dove la transizione energetica è più avanzata. Ma allo stesso tempo rischierebbe di ridurre sensibilmente la gamma di modelli disponibili, limitando la concorrenza e la possibilità di scelta.

Eco-score tra sostenibilità e non

A prima vista, introdurre un criterio che valuti l’intero ciclo di vita delle auto elettriche sembra un passo avanti verso una mobilità più sostenibile. Ma la versione delineata nel decreto italiano,  viene giudicata da molti osservatori come una semplice replica del modello francese, poco adattata alle peculiarità del mercato nazionale.

Le principali associazioni di categoria, tra cui UNRAE e Federauto, hanno espresso forti critiche. Secondo loro, concentrare la valutazione solo sulla fase di produzione e trasporto, senza includere l’intero ciclo di vita, rischia di produrre un’analisi parziale, inadeguata e potenzialmente discriminatoria.

Le conseguenze, inoltre, sarebbero tutt’altro che marginali. Le stime indicano che due auto elettriche su tre immatricolate in Italia tra gennaio e agosto 2025 non supererebbero i requisiti dell’Eco-score. In pratica, il 66,5% del mercato BEV verrebbe escluso dagli incentivi. Per alcuni costruttori, ciò significherebbe perdere l’intera gamma incentivabile, con impatti significativi sulla concorrenza e sulla varietà dell’offerta per i consumatori.

Quali sarebbero le conseguenze?

Oltre a ridurre la libertà di scelta dei consumatori, l’introduzione dell’Eco-score potrebbe avere conseguenze rilevanti su tutta la filiera automotive. Le associazioni di categoria avvertono che non a pagare il prezzo sarebbero solo gli acquirenti, costretti a orientarsi su un numero più limitato di modelli, spesso più costosi, ma anche concessionari, officine, fornitori e componentisti.

Il governo ha stanziato quasi 600 milioni di euro per i nuovi incentivi, fondi ricavati dal PNRR con l’ok dell’UE e inizialmente destinati all’ampliamento delle infrastrutture di ricarica. L’obiettivo è stimolare la domanda e accelerare la diffusione dell’elettrico. Tuttavia, se una quota consistente di veicoli resterà esclusa dai bonus, c’è il rischio concreto che le risorse rimangano inutilizzate, frenando la transizione e alimentando l’incertezza di un mercato già fragile.

C’è infine il nodo delle tempistiche. Rivedere in profondità lo schema francese, come auspicano gli operatori, richiederebbe interventi tecnici e giuridici difficilmente compatibili con le scadenze ormai vicine. Per i più scettici, l’adozione affrettata dell’Eco-score rischia di trasformarsi in un blocco del mercato più che in un volano per la sostenibilità.

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